“Scritta in cinese la parola crisi è composta di due caratteri.
Uno rappresenta il pericolo e l’altro rappresenta l’opportunità.”
Disse John F. Kennedy in un discorso a Indianapolis il 12 aprile 1959.
Crisi
La vita di tutti è stata stravolta.
Niente più ufficio, poi niente più corse, passeggiate, per molti niente più lavoro e aziende chiuse, didattica a distanza, niente supporto di asili nidi e nonni; la sempre maggiore familiarità con termini come lockdown e l’attesa impaziente della diretta di Conte. Spazi di lavoro che sono diventati spazi di vita.
Incertezza, imprevedibilità, talvolta rabbia, i sentimenti che la stanno facendo da padroni.
Opportunità
Le crisi possono dare la spinta per cambiamenti che erano già in essere.
Ma come si reagisce? In modo propositivo. E mettendo in campo quelle attività che vogliamo racchiudere in alcune macro azioni: comunicazione, innovazione, formazione, cooperazione.
Perché il cambiamento non si improvvisa.
Laccademya e le imprese nel lockdown
Fare impresa è quello che sappiamo fare meglio.
E in questo particolare momento storico vogliamo contagiarti di positività e produrre innovazione sociale. Per essere a fianco delle aziende nella crisi e nella ripartenza.
Per ridisegnare l’azienda, bisogna esplorare la realtà attraverso tre grandi temi:
- organizzare uno smart working che funziona
- gli aspetti finanziari e legali in contesti di crisi
- il brand journalism: comunicare in emergenza
Smart working: non basta dire lavorate da casa
Con la quarantena, lo smart working ha avuto grande diffusione e popolarità, ma spesso è stato banalizzato: non è solo lavorare in remoto mediante piattaforme condivise e non è sufficiente dotare i dipendenti di computer e collegamento internet per attivare il lavoro agile.
Tra l’altro, per molti imprenditori che non avevano dimestichezza con questa modalità, si è fatta strada la speranza che l’adozione dello smart working consentisse di poter avere costi inferiori in termini di gestione del personale. Che, da casa, doveva adottare gli stessi modus operandi di quando era in ufficio.
L’errore di valutazione si è reso subito evidente.
Lo smart working è un nuovo modo di intendere non solo il lavoro, bensì l’organizzazione aziendale e le modalità di gestirla. È un processo strategico che va a disegnare la struttura organizzativa e il modo di lavorare per gli anni a venire.
Trasformare l’impresa attraverso lo smart working
Soprattutto nelle PMI, dove non sempre gli organigrammi sono chiari e ben strutturati, è necessario definire con accuratezza ruoli e competenze. E individuare bene le persone che possono ricoprirli al meglio, comprendendo che non tutti i collaboratori sono idonei al lavoro agile.
Affinché lo smart working funzioni in modo efficace è essenziale “mentalizzare” imprenditori e personale a ragionare in modo diverso, orientandoli al raggiungimento degli obiettivi, all’autonomia e non solo al rispetto degli orari.
Ed è qui la grande sfida. Convincere alcuni manager a fidarsi dei propri collaboratori, responsabilizzarli e coinvolgerli, senza controllarli continuamente.
Va effettuato un cambiamento di visione e pianificazione. E, come dicevamo, i cambiamenti non si improvvisano.
L’impossibilità di adottare schemi “preconfezionati” e i vantaggi economici scaturibili dalla maggiore produttività sviluppata dal personale che aderisce ad un piano di smart working ben sviluppato (del modello di successo dello smart working abbiamo parlato in questo articolo), fanno emergere la complessità del progetto, che deve essere studiato specificatamente per ciascuna realtà imprenditoriale e la conseguente necessità di affidarsi ad esperti.
Crisi: economica, legale, finanziaria. Come si affronta
Tra gli obiettivi che un’impresa deve raggiungere c’è anche quello di evitare squilibri nella gestione, scongiurare l’insolvenza, mantenere una continuità aziendale, garantendo il corretto utilizzo, la gestione e la conservazione delle risorse economiche finanziarie.
Si rende allora doverosa la consulenza di professionisti capaci di agevolare tutte quelle azioni strategiche volte a cogliere le opportunità economiche e finanziarie in un momento di crisi imprevisto.
Le situazioni di ristrutturazione, riorganizzazione, dovranno tenere conto anche dello stato psicologico dei dipendenti, in un momento che non ha precedenti nella storia recente. E la capacità dei leader di prendere decisioni in tempo reale dovrà essere supportata dalla conoscenza delle opportunità che possono mettere in gioco.
Comunicare in emergenza con il brand journalism
Brand journalism significa raccontare la storia che c’è dietro un marchio, l’identità che lo differenzia dai competitors, mettendo in luce gli elementi che rendono l’azienda riconoscibile sul mercato. É tra gli strumenti più efficaci per la creazione di un rapporto di fiducia con il proprio target audience.
E quale migliore mezzo di questo per mantenere attiva la comunicazione in un momento di emergenza in cui tutti siamo più smarriti ed abbiamo bisogno di rinnovata energia?
Ma la comunicazione, ancora di più quella di crisi, va fatta con maestria: le parole dosate, il tono di voce adatto, il messaggio chiaro, i racconti e le emozioni trasmessi sinceri.
Le leve di comunicazione possono essere diverse da quelle che si era soliti usare. L’empatia e l’autenticità vanno considerate come risorse fondamentali da mettere in campo nella scrittura online.
Lavoro non semplice. A cui vanno dedicati attenzione, cura. E strategia.